Cercare sul Posto – Lo spazio intorno a noi
Ciao ragazzi, voglio scrivervi due parole durante questo periodo così strano. È l’unico aggettivo che mi viene in mente. Non so se avete presente quella sensazione di quando state per svegliarvi e vi rendete conto di essere svegli ma non ancora completamente. In quella situazione potreste essere ovunque e siete coscienti di questo: nel vostro letto di casa, in vacanza, fuori per lavoro, a casa di un amico. C’è un momento che è compli
cato da descrivere in cui siete certi di esservi svegliati ma non avete ancora la percezione dello spazio in cui siete.
Questo periodo che stiamo vivendo assomiglia a quel momento, dura già da molto più di un istante ma siamo tutti in attesa di aprire gli occhi e sapere che potremmo uscire di casa, andare a scuola, a lavoro e ovunque vogliamo. Siamo certi, insomma, di essere svegli ma non siamo sicuri di quello che sta accadendo intorno a noi. Beh, devo essere sincero, è maledettamente complicato per tutti.
E allora cosa possiamo fare? Prima di tutto dobbiamo svegliarci, renderci conto che la situazione è reale, prendere atto della serietà estrema di quello che ci accade intorno e adattarci senza rinunciare a portare avanti le nostre attività quotidiane. Prima di entrare nel dettaglio voglio raccontarvi un aneddoto. Sono certo che abbiate tutti sentito parlare del disastro nucleare di Chernobyl (Ucraina – 1987). Quella terra, dopo quell’incidente è inabitabile e lo sarà ancora per qualche migliaio di anni. Dalle foto o filmati che potete vedere ovunque, però, noterete sicuramente che la vegetazione è rigogliosa. Questo perché le piante, essendo impossibilitate a muoversi per evidenti motivi, hanno un DNA molto “malleabile” (gli studiosi del DNA mi perdoneranno per il termine) che si è adattato molto velocemente a un livello di radiazioni altrimenti letale.
Ecco, noi, dobbiamo cercare di modificare velocemente le nostre abitudini, come quelle piante, per non soccombere alla noia, alla paura ed anche un po’ alla tristezza. A questo proposito siamo circondati di strumenti che, nella gran parte dei casi, usiamo in modo estremamente parziale o addirittura scorretto.
Abbiamo davanti la grande occasione di comprendere meglio la tecnologia. Scommetto che molti di voi nemmeno conoscevano gli strumenti che ora siete costretti ad utilizzare (Google Meet, Zoom, Teams e perfino lo stesso WhatsApp), strumenti che vi permettono di studiare, di lavorare e di divertirvi senza perdere di vista gli amici. Questi strumenti sono delle risorse quasi infinite dalle quali possiamo trarre spunto per arricchire le nostre conoscenze ampliando sempre più la consapevolezza del loro utilizzo. La consapevolezza è fondamentale, se ci lasciamo trascinare dalla tecnologia allora saremo in balia dei bit e senza nemmeno accorgercene regaleremo dati e informazioni nell’incoscienza quasi totale. Se siamo noi, invece, a “comandare”, la tecnologia sarà lo strumento che ci permetterà di tirarci fuori dal guado senza troppo sforzo. In questi giorni molte società e piattaforme stanno mettendo a disposizione corsi online gratuiti di grande valore (penso per esempio alle piattaforme Coursera, Udemy, Lynda ed altre). Un grande stimolo per sfruttare ogni secondo del tempo che abbiamo essendo sempre più padroni del nostro spazio, reale o virtuale che sia.
Che ne sarà, invece, dei nostri progetti? Davvero nella nostra testa tutto quello in cui eravamo coinvolti fino a un mese fa può essere messo in pausa o addirittura stoppato? Non ho troppe competenze per dirvi quali conseguenze economiche ci potranno essere se davvero questo accadesse (anche se tutto sommato possiamo un po’ immaginarlo) ma posso dirvi cosa potrebbe accadere dal punto di vista sociale e personale. Sono principalmente due i motivi per cui non possiamo permetterci di mollare. Il primo riguarda tutti quei medici e quegli operatori sanitari che, con poca esitazione, sono in prima linea prima di tutto per difendere noi e i nostri cari. La perseveranza nello svolgere il loro lavoro deve essere da esempio per non mollare, il nostro rispetto sta qui, continuando a lavorare con lo stesso e rinnovato impegno. Il secondo motivo è personale; fermiamoci un secondo e facciamoci tutti una domanda, quello che facevamo prima è davvero così poco importante da poter essere messo in pausa o stoppato? Se la risposta è no, e la risposta deve essere no, allora non c’è alcun motivo per fermarsi e il dispiacere deve lasciare il posto alla volontà di essere perseveranti e alla voglia di scoprire strade nuove. A scuola ci hanno sempre insegnato che non esiste una sola strada per risolvere un problema e quando ne abbiamo davanti uno di matematica, fisica o quello che volete, ci scervelliamo per trovare la strada migliore. Perché non farlo anche ora? Perché non ingegnarci per trovare la strada migliore per portare avanti la nostra vita? Non è un progetto avvincente, non è una sfida che vi sentite di accettare? Io scommetto che è così!
“Quaerendo invenietis” – J.S. Bach –