Essere un mentor per Sogna&Realizza
Mi capita spesso di ritrovarmi con entusiasmo e devozione a fare un’attività, qualunque essa sia, senza pensare troppo a conseguenze, sviluppi o tempo da dedicare. Non ho ancora capito nel profondo se questo sia un bene o un male, ma non voglio annoiarvi con questa riflessione. Mi capita altrettanto spesso, e di questo sono quasi certo che sia un bene, di fermarmi un attimo, qualunque attimo, a pensare a queste attività e a fare, come si dice in gergo, un “post processing”.
Ho seguito esattamente questo copione quando ho cominciato a fare il mentor per Sogna&Realizza. Non avevo nemmeno capito esattamente di cosa si trattasse ma, un po’ per intuito, un po’ per curiosità ho intrapreso questa via. L’avventura dura ancora oggi, ormai da due anni, e con queste poche parole voglio aiutare chi intraprenderà questa strada ad analizzare più a fondo chi è un mentor e cosa si aspettano i ragazzi da lui, a volte inconsapevolmente. Senza voler insegnare qualcosa, vi racconterò le mie sensazioni e le mie emozioni sperando che possano essere utili a chi farà e a chi già è stato… mentor.
L’attività del mentor comincia subito dopo aver conosciuto il sogno e i sognatori. E’ più complicato, tuttavia, cercar di pensare come si accende un sogno che accenderlo veramente. Non è un caso che abbia usato questo verbo; immagino, infatti, l’incipit di un progetto Sogna&Realizza come un insieme di tutto ciò che serve per accendere un buon focolare a cui manca, però, una piccola scintilla per accendersi definitivamente. Il mentor, in questa fase, è proprio questo: la scintilla che accende il fuoco. Chiamare i ragazzi, trasmettere il proprio entusiasmo, dare loro un canovaccio, questo è ciò che il mentor deve fare all’inizio: accendere la miccia. Tutto questo va fatto senza paura, senza impedimenti ma soprattutto comprendendo la timidezza di cui, spesso, i ragazzi sono più dotati di quanto si possa pensare o immaginare.
Finita questa prima parte il mentor ha il compito di traghettare i ragazzi fino alla creazione del progetto, quando il loro sogno prende una prima, eterea, forma. Questo è, senza alcun dubbio, la parte più bella e interessante dove tutti i soggetti in scena diventano protagonisti e il mentor diventa fiero regista. A questo punto mi piace citare una frase che mi sta molto a cuore:
– “C’è una marea nel cuore degli uomini, che se colta al flusso,
conduce al successo” –
– W. Shakespeare –
Il sogno dei ragazzi è un mare in tempesta pieno di onde e il mentor non deve far altro che traghettare i ragazzi prendendo la marea, nel punto dove si naviga meglio e più velocemente, al flusso, e condurre la nave in porto. Cogliere questa marea non è sempre facile ma i ragazzi sanno stupire e spesso è la marea stessa che si evidenzia aspettando di essere solcata. In questo momento il mentor ha il difficile compito di non sopravvalutare il proprio ruolo e di non farsi prendere dall’entusiasmo. Il rischio è quello di sostituirsi ai ragazzi scavalcando la personalità e il ruolo dei sognatori. Egli deve agire sempre nell’ombra ed essere ottimo timoniere, mai capitano. Per ultimo, la precisione e la puntualità che si richiede ai ragazzi deve essere restituita in uguale, se non in maggior misura altrimenti verrà meno tutta l’impalcatura. La realizzazione, in fin dei conti, non è la cosa più importante. D’altra parte, arrivare alla fine di un percorso così bello e duraturo è già un successo e quello che i ragazzi avranno imparato sarà molto più importante della realizzazione. Laddove, però, ci siano effettive possibilità, il sogno deve diventare realtà e il mentor dovrà capire e spingere ancora per un po’.
Finisce qui la mia analisi, la condivisione di emozioni e sensazioni che, spero, siano state limpide e trasparenti. Voglio, però, lasciarvi con un’ultima considerazione che è potenzialmente la più interessante: è possibile… in via del tutto normale… che un buon mentor impari molte cose dai ragazzi, e questo, se mi permettete, è un traguardo straordinario ed è sicuramente la perla dentro l’ostrica. Non sopravvalutate, perciò, quello che potreste insegnare… perché potreste ritrovarvi ad imparare.
Adrea Colangeli
Mentor S&R
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